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Gli impianti di riscaldamento a biomassa sono caratterizzati da alti costi di investimento e da bassi costi di esercizio. Per tutte e tre le tipologie di impianto (a legna, a pellet e a cippato)  si evidenzia un calo molto pronunciato dei costi unitari di investimento con l’aumentare della potenza installata. Questo significa che gli impianti di maggiore potenza sono generalmente più convenienti dei piccoli in termini di rapporto costo/beneficio. La convenienza economica di realizzare un impianto di riscaldamento a biomassa si basa sui tempi di ripagamento dell’investimento, che dipendono dal risparmio di gasolio/gas e quindi dell’intensità d’uso dell’impianto.

Abitazioni piccole o abitate solo saltuariamente o situate in zone a clima mite hanno un basso fabbisogno energetico e lunghi tempi di ripagamento dell’investimento. Viceversa abitazioni di dimensioni relativamente grandi e abitate con continuità per tutto l’anno presentano sovente fabbisogni annuali di calore superiori ai 50.000 kWh, equivalenti a 5.000 litri di gasolio, 5.000 m3 di metano o 6.300 litri di gas liquido (gpl). In queste situazioni l’impianto a biomassa può essere molto conveniente, anche in considerazione dei minori costi  unitari di investimento per gli impianti di maggiore potenza. Questo vale in modo particolare nel caso di grandi edifici.

Un altro importante parametro da considerare nella valutazione di fattibilità economica è il prezzo della biomassa. Nel caso della legna da ardere il costo va da zero (per chi dispone di legna propria) a circa 11 €/q. Nel caso del cippato il prezzo varia generalmente tra un minimo di 3 €/q a un massimo di circa 6 €/q. Il pellet è il combustibile biologico più costoso, variando da circa 15 a 20  e più €/q.

Nella stima di bilancio economico è necessario valutare anche eventuali incentivi pubblici, disponibili in qualche caso come contributi a fondo perduto, oppure come detrazioni d’imposta.

(fonte: Dossier Caldaie a Biomasse - Progetto RES & RUE Dissemination - ITABIA)

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Valutazione Economica
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