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La conversione attraverso processi biochimici dell’energia delle biomasse vegetali è sicuramente la via più conosciuta e collaudata anche in impianti industriali di trasformazione energetica. Essenzialmente i metodi di conversione biologica possono essere suddivisi in due processi:
• fermentazione alcolica
• digestione anaerobica.

La fermentazione alcolica è il processo di trasformazione biochimica per mezzo del quale gli zuccheri sono trasformati in alcool etilico secondo la reazione: C6H12O6 ➝ 2C2H5OH + 2CO2 La produzione di etanolo partendo da biomasse ad alto contenuto di zuccheri è ampiamente collaudata, in Brasile la fermentazione della canna da zucchero permette di ottenere etanolo ad un costo competitivo con quello della benzina. In Italia sono state effettuate esperienze con la barbabietola da zucchero, con costi di trasformazione antieconomici. In molte piante le molecole di glucosio sono presenti in forme polimere, sotto forma di amido e cellulosa, con struttura generale (C6H10O5)n. Gli amidi e l’emicellulosa possono essere convertiti in glucosio attraverso processi di idrolisi. L’idrolisi della cellulosa attraverso l’uso di acidi è stato utilizzato in Germania durante la seconda guerra mondiale, con costi tuttavia molto elevati. Attualmente sono stati sviluppati metodi alternativi di idrolisi, che si avvalgono degli enzimi prodotti da batteri (genere Trichoderma) o lieviti (Sporotrichum polvirulentum). Negli Stati Uniti tali processi sono utilizzati per produrre etanolo dalla granella di mais. In Cina il materiale di partenza utilizzato è la granella di sorgo. Il bioetanolo è il biocombustibile liquido più diffuso nel mondo, con 18 milioni di tonnellate prodotte nel 2004.
La digestione anaerobica è un processo di conversione operato da batteri che partendo da biomasse ricche in cellulosa permette di ottenere un biogas contenente circa il 65% di metano. Tale gas viene utilizzato per alimentare un motore endotermico collegato ad un generatore elettrico. L’energia elettrica prodotta viene direttamente immessa nella rete distributiva, e venduta a prezzo remunerativo (certificato verde) in quanto ottenuta da fonte energetica rinnovabile. La biomassa più utilizzata è l’insilato di mais, da 1 t di silomais digerito si ottengono circa 10 m3 di metano. La componente digerita residua è utilizzabile come concime. Tali impianti sono molto diffusi nel nord Europa. Per ottimizzare il rendimento dell’impianto è conveniente disporre di utilizzatori del calore prodotto, in quanto per ogni kWh elettrico si produce circa 1 kWh sotto forma di energia termica. Per alimentare un impianto a biogas avente 1 MW di potenza elettrica sono necessari circa 300 ettari di insilato di mais. Tali impianti sono relativamente semplici e non richiedono personale specializzato per assicurarne il funzionamento.
(fonte: "Agronomica" n. 4/2005)
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Ultimo aggiornamento Sabato 07 Maggio 2011 15:23 |